È la biodiversità agricola che rappresenta il patrimonio di risorse genetiche vegetali, animali e microbiche, derivanti dall'azione di vari meccanismi biologici e per selezione naturale avvenuta durante un lungo processo evoluto.
Fin dalla nascita dell'agricoltura queste risorse genetiche sono state conservate nel tempo da generazioni di agricoltori e allevatori che le hanno diffuse, selezionate e migliorate per ottenere varietà e prodotti utili all'uomo.
Perché negli ultimi cento anni nel mondo si è verificata un enorme perdita di diversità genetica di specie coltivate e allevate e con essa abbiamo assistito ad una graduale scomparsa di paesaggi, prodotti e cultura locale legata ad esse.
Tutelarla è fondamentale perchè fornisce alle popolazioni cibo e materie prime, favorisce la capacità di adattarsi ai cambiamenti ambientali e di aumentare la resistenza a eventi cimatici estremi e a malattie, rafforza la sicurezza alimentare.
La Garfagnana è l’alta Valle del Serchio, al limite nord della regione Toscana, compresa tra le Alpi Apuane e l’Appennino Tosco-Emiliano. Dal punto di vista amministrativo è suddivisa in 15 piccoli comuni e il centro principale è rappresentato dal comune di Castelnuovo Garfagnana.
Il paesaggio si presenta molto diversificato: da una parte la separano dal mare le Alpi Apuane, calcaree, rocciose e impervie, dall’altra il paesaggio più dolce degli Appennini, di matrice arenacea. All’interno le numerose catene secondarie che si sviluppano da Apuane ed Appennini formano un fitto sistema di valli laterali e rilievi minori, che rendono l’orografia particolarmente accidentata.
La notevole porzione di territorio a quote elevate (circa il 35% dei suoi 53. 770 sono al di sopra dei 1000 metri slm) e le temperature medie annue relativamente basse, ne fanno una zona montana difficile ed economicamente penalizzata, soggetta alle dinamiche ed ai fenomeni che hanno contrassegnato la montagna italiana.
L’attività agricola risulta marginale, sotto l’aspetto economico, rispetto alle zone a più alta vocazione agricola, dove si conseguono maggiori risultati produttivi. L’economia locale si è basata per secoli sull'attività agricolo-pastorale rivolta quasi esclusivamente all'autoconsumo o ad un mercato molto ristretto.
Si trattava di un’agricoltura “di sussistenza”, ma comunque ricca di prodotti, che coprivano tutto l’arco dell’anno. La tecnica agraria era povera, per cui si affermavano le colture e varietà più adatte all'ambiente, meno esigenti, anche se a ridotta produttività.
Significative differenze fra microambienti, hanno quindi dato vita, nel corso dei secoli ad una notevole biodiversità, arricchita anche da apporti esterni. Narrano, infatti, alcune leggende, di semi provenienti da paesi lontani, come l’Australia o gli Stati Uniti, portati, nei primi anni del 1900, da emigranti di ritorno.
Tale modello di sviluppo è entrato in crisi nel ‘900 ed in particolare nel secondo dopoguerra con l’affermarsi dell’industrializzazione a livello nazionale. L’attività primaria non era in grado di garantire agli addetti un reddito ed un tenore di vita adeguati e si è verificato un progressivo abbandono delle campagne e dell’ambiente rurale in generale, in parte a favore del centro principale caratterizzato da un’economia di tipo più industriale e commerciale e con una migliore dotazione di servizi e infrastrutture, ed in parte con allontanamento dalla valle.
Lo sviluppo industriale, anche per un'infrastrutturazione viaria poco adeguata, comunque non ha rappresentato un’alternativa concreta di grande portata per la zona. A partire dagli anni ’80, con la maggior attenzione per l’ambiente, la crescente richiesta di natura e genuinità, l’accresciuta consapevolezza del valore delle aree rurali, acquistano risalto le particolari peculiarità della Garfagnana, territorio fragile, ma ricco per natura, storia, cultura, produzione e comunità.
Anche grazie allo sviluppo di nuove tendenze di mercato, una quota sempre maggiore dell’agricoltura iniziò a modificare i propri assetti produttivi orientandosi verso la realizzazione di produzioni di più elevato pregio qualitativo, in particolare l’adesione a produzioni certificate (biologiche, DOP, IGP) ed iniziarono le prime esperienze di realizzazione di filiere corte.
Nel tempo il settore, pur confermando una tendenza al decremento, ha visto le aziende rimaste attuare iniziative interessanti verso la diversificazione della produzione e della ricerca di sistemi di filiera corta per i prodotti di qualità, e si è cominciato a registrare l’ingresso di alcune nuove figure imprenditoriali giovani e attive.
Ultimamente il substrato socio-culturale inteso come insieme di usi, tradizioni popolari, relazioni sociali, utilizzo del territorio, ha ripreso nuovo stimolo dal convergere delle attenzioni di tutta quell’utenza turistica attenta anche agli elementi culturali caratteristici, che sta imprimendo un nuovo taglio all’impostazione economica dell’area.
In questo processo, nel corso degli anni, il patrimonio di biodiversità agraria si è notevolmente impoverito per la concorrenza di varietà più competitive, ma è comunque giunto fino a noi, con il bagaglio di conoscenze, usi e competenze ad esso inscindibilmente legati, grazie anche al particolare legame esistente tra i garfagnini e le proprie origini.
Di fatto le condizioni negative che hanno impedito lo sviluppo di un’agricoltura intensiva, hanno favorito il mantenimento di varietà e razze perfettamente adattate all'ambiente, spesso materia prima per l’espressione della cultura gastronomica tradizionale.
Si tratta di esempi in cui i processi che riguardano il ciclo di allevamento o coltivazione rappresentano una sostenibilità ambientale massima per quell'ambiente.
Si tratta, infine, di produzioni locali che hanno, nel corso del tempo, plasmato il paesaggio, frutto della costante interazione tra uomo ed ambiente, che oggi assume sempre di più un valore produttivo nei confronti della multifunzionalità delle aziende, della interazione tra i diversi comparti produttivi (turismo, artigianato) e nella salvaguardia del territorio.
Le piccola aziende della Garfagnana che coltivano la biodiversità, i coltivatori e gli allevatori custodi forniscono un servizio a tutta la popolazione perché l'agrobiodiversità tutela i “servizi ecosistemici” , preservando il suolo, l’acqua, la fertilità e impollinazione, elementi essenziali per la sopravvivenza e il benessere dell’uomo.